La dieta del vostro cane, proprio come la vostra, a volte va incontro a qualche piccolo strappo: ci sono comunque alimenti che è assolutamente vietato somministrare al nostro cane e al nostro gatto.
Il Blog di Petheory con la dottoressa Elisa Giorgetti, veterinaria di Prato, ha stilato un vademecum molto approfondito degli alimenti da evitare e del perchè.
INTOSSICAZIONE DA CIPOLLA
Le cipolle appartengono alla famiglia delle Liliaceae, genere Allium. Esse possono causare, se ingerite in grandi quantità, delle intossicazioni potenzialmente serie e minacciose per la vita degli animali domestici. Cani e gatti possono ingerire bucce o pezzi di cipolla cruda, rovistando nella spazzatura o rubandoli dalla tavola o dal pavimento, o possono assumere resti di cibi contenenti cipolla che i proprietari, ignari degli effetti tossici, forniscono loro volontariamente. I gatti sono estremamente suscettibili a tale intossicazione, a causa delle particolare struttura dell’emoglobina e della carenza di alcuni enzimi detossificanti. Le caratteristiche ereditarie di alcuni cani, soprattutto delle razze giapponesi, può implementare significativamente la gravità dell’avvelenamento. Meccanismo d’azione La tossicità delle cipolle è dovuta alla presenza al loro interno di alte concentrazione di composti solforati, che risultano tanto più elevate quanto maggiore è la presenza di solfuri nei terreni in cui vengono coltivate. Tali composti solforati, una volta che le cipolle, siano esse crude, cotte o disidratate, vengono masticate, vengono idrolizzati in tiosolfati, i quali, a loro volta, si scindono a formare disolfuri, incluso il dipropenil disolfuro (o n-propenil disolfuro), che sembra essere il più tossico del gruppo. Questi disolfuri sono potenti agenti ossidanti, in grado di causare emolisi degli eritrociti, per carenza di glutatione ridotto. Il glutatione ridotto (GSH), convertito in questa forma dalla glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6FD) a partire dalla sua forma ossidata, gioca infatti un importante ruolo protettivo contro i danni ossidativi cellulari; esso partecipa a vari processi biologici, quali la sintesi proteica e quella del DNA, il trasporto transcellulare degli amminoacidi, l’attività metabolica degli enzimi e la protezione cellulare contro i radicali liberi e gli agenti cancerogeni. Il fegato, i reni, la mucosa intestinale e, soprattutto, gli eritrociti contengono quantità particolarmente elevate di glutatione, in quanto maggiormente esposti al rischio dell’azione dei radicali liberi e/o più predisposti a fenomeni di auto-ossidazione dopo i danni provocati dai radicali liberi. Qualora si instauri carenza relativa di GSH, si verifica accumulo di ione perossido, che si forma in seguito all’azione di agenti ossidanti, e conseguente ossidazione dei gruppi sulfidrilici delle catene della globina, denaturazione dell’emoglobina e formazione di precipitati (i Corpi di Heinz) all’interno dei globuli rossi. A ciò segue la lisi della membrana dei globuli rossi, emoglobinemia ed emoglobinuria Tutti i cani che assumano cipolle sono suscettibili agli effetti tossici dei composti ossidanti in esse contenuti. Tuttavia nei cani ereditariamente affetti da deficienza di G6PD (per un disordine genetico), i bassi livelli di questa causano una diminuzione dei livelli di GSH, con conseguente aumento di rischio di danno dovuto all’ossidazione. Alcune razze giapponesi (es: Akitas, Shiba Inus, ecc.) che presentano elevate concentrazioni congenite di GSH (da 5 a 7 volte in più del normale), paradossalmente sottostanno ad un aumentato effetto ossidativo di composti quali il 4-aminofenil-disolfuro. Gli eritrociti felini sono estremamente suscettibili ai danni ossidativi, specialmente alla denaturazione dell’emoglobina; infatti, in virtù della sua particolare configurazione molecolare, l’emoglobina felina è circa 2/3 volte più suscettibile ai danni ossidativi rispetto a quella di altri animali. Altri fattori enzimatici aumentano la dipendenza felina dal glutatione per la protezione ossidativa rispetto ad altri mammiferi. Pertanto i proprietari di gatti dovrebbero controllare le etichette degli alimenti per assicurarsi che le cipolle non siano tra gli ingredienti. Dosi tossiche La tossicità della cipolla nei cani si manifesta quando la quantità di cipolla nel cibo supera lo 0,5% del peso totale dell’animale. L’ASPCA riporta, in un periodo di osservazione di due anni, 23 casi di esposizione alla cipolla (20 cani e 3 gatti). Degli animali esposti però solo 6 cani e 1 gatto mostravano i segni clinici dell’avvelenamento. L’anamnesi rivelava che tali animali avevano ingerito quantità di cipolla superiori allo 0,5% del loro peso corporeo. Sintomatologia Gli effetti tossici provocati dall’ingestione della cipolla dipendono dalla sensibilità della specie e dalla quantità ingerita. I sintomi più frequenti sia nel cane che nel gatto sono rappresentati da pallore delle mucose, che possono anche essere itteriche, debolezza, depressione, aumento della frequenza cardiaca e respiratoria (causata dall’ipossia), vomito e/o diarrea, anoressia, odore di cipolla dell’aria espirata.
I reperti di laboratorio più comuni sono rappresentati da riduzione dell’ematocrito (cani: < 37%; gatti:< 24%), emoglobinuria (con colore dell’urina variabile dal rosso scuro al nero), emoglobinemia, metaemoglobinemia, anormale morfologia degli eritrociti e trombocitosi. In seguito ad esposizioni croniche a basse dosi il quadro anemico è invece di modesta entità, poiché gli eritrociti si rigenerano rapidamente e si può incorrere in una riduzione significativa del valore ematocrito solo dopo molti giorni di esposizione al tossico.
Trattamento
Una grave intossicazione da cipolla può anche essere letale. Come per molte altre intossicazioni, il primo passo è quello di rimuovere la fonte dell’avvelenamento. Nei casi in cui è stata ingerita una grande quantità di cipolla nelle 2 ore precedenti e qualora non ci siano controindicazioni per l’emesi (quali ipossia, coma, mancanza di normale riflesso faringeo), il vomito è importante effettuare sempre fluidoterapia, al fine di correggere gli squilibri idrolettrolitici ed acido-base eventualmente presenti. Il trattamento dovrebbe inoltre includere variazioni delle dieta, in quanto le proteine presenti nella razione e la quantità e la composizione degli amminoacidi hanno una significativa influenza sulla sintesi del glutatione. Studi sui ratti hanno infatti dimostrato che il digiuno prolungato o una dieta povera di proteine possono provocare una riduzione significativa dei livelli epatici della sintesi del glutatione, potenziando il danno epatico causato dallo stress ossidativo. Anche se la terapia nutrizionale è importante per tutte le specie, lo è maggiormente per i gatti. Lo squilibrio dietetico (soprattutto insufficienza di taurina) o l’anoressia ha un più rapido e/o un maggior effetto sul metabolismo del glutatione nei gatti rispetto alle altre specie. Solitamente il recupero si ottiene in 10-14 gg.
Si consiglia SEMPRE di contattare un medico veterinario.
Dott.ssa Elisa Giorgetti
Medico Veterinario e Nutrizionista